Alcuni Magi giunsero da
Oriente a Gerusalemme
e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato?
Abbiamo visto sorgere la sua stella,
e siamo venuti per adorarlo”
e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato?
Abbiamo visto sorgere la sua stella,
e siamo venuti per adorarlo”
(Mt 2,1-2)
Dal LIBRO di CIELO,
della Serva di Dio Luisa Piccarreta -
Volume 20 - Gennaio 6, 1927
della Serva di Dio Luisa Piccarreta -
Volume 20 - Gennaio 6, 1927
[…] Stavo pensando
ai Santi Magi quando visitarono il Bambinello Gesù nella grotta di Betlemme - scrive la Serva di Dio, Luisa -; ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, vedi l’ordine della mia Provvidenza
Divina. Per il gran portento della mia
incarnazione scelsi e me ne servii d’una vergine povera; per custode che mi faceva da padre il
vergine S. Giuseppe, tanto povero che aveva bisogno di lavorare per sostenerci
la vita. Vedi come nell’opera più
grande, e più grande non poteva essere, il mistero dell’Incarnazione, ce ne
serviamo di persone che nell’apparenza non danno all’occhio a nessuno, perché
le dignità, gli scettri, le ricchezze, sono sempre fumi che accecano l’anima e
gli impediscono di penetrare negli arcani celesti per ricevere un atto grande
di Dio, e lo stesso Dio. Invece per
manifestare ai popoli la venuta di Me, Verbo del Padre sulla terra, volli e me
ne servii di autorità regia, di uomini dotti e scienziati, perché per la loro
autorità potessero diffondere le conoscenze del Dio nato, e volendo, anche
imporsi sui popoli. Ma ad onta di ciò,
la stella fu vista da tutti, eppure solo tre si muovono, fanno attenzione e la
seguono. Ciò dice che tra tutti solo
loro possedevano un certo dominio di loro stessi che formando un posticino di
vuoto nel loro interno, oltre alla vista della stella sentirono la mia chiamata
che faceva l’eco nel loro interno, e
non curando né sacrifici, né dicerie, né burle, perché partivano per un punto
ignoto e molte ne dovettero sentire!, ma loro nulla curando e dominando loro
stessi, seguirono la stella unita alla mia chiamata, che più che stella
parlante, risuonava nel loro interno, l’illuminava, l’allettava e diceva tante
cose di Colui che dovevano visitare; ed
essi ebbri di gioia seguivano la stella.
Vedi dunque che per dare il gran dono dell’Incarnazione ci voleva una
vergine che non avesse volontà umana, che fosse più di Cielo che di terra e che
un miracolo continuo la disponesse al gran portento; quindi nelle cose esterne ed apparenze umane, non aveva bisogno
di attirare l’attenzione dei popoli. Ma
con tutto ciò anche per manifestarmi agli uomini ci volevano uomini che avessero il dominio di loro stessi che
formassero un poco di vuoto nel loro interno per fare risuonare l’eco della mia
chiamata. Ma qual non fu la loro
sorpresa nel vedere fermarsi la stella non sopra di una reggia ma di una vile
capanna? Non sapevano che pensare e si
convinsero che c’era un mistero non umano ma divino; quindi si animarono di fede ed entrarono nella grotta, ed
inginocchiandosi Mi adorarono. Come
piegarono le ginocchia Io Mi svelai e feci trasparire dalla mia piccola Umanità
la mia Divinità e Mi conobbero che ero il Re dei re, Colui che veniva a
salvarli, e loro, pronti si esibirono a servirmi ed a mettere la vita per amor
mio; ma la mia Volontà si fece conoscere
e li spedì di nuovo nella loro regione per farli essere in mezzo a quei popoli
i banditori della mia venuta sulla terra.
Vedi dunque quanto è necessario il dominio di sé stesso ed il vuoto nel
cuore per fare risuonare la mia chiamata ed essere idonei a conoscere la Verità
ed a manifestarla agli altri”.
Da
“La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà” - 4° Meditazione - ascoltiamo, dalle stesse parole della Madre SS., il racconto di
quanto è avvenuto:
[…] Figlia mia
benedetta, la Divinità, che non sa negare nulla a chi L'ama, fa sorgere sotto
l'azzurro cielo una nuova stella più bella e luminosa, e con la sua luce va in
cerca di adoratori, per dire col suo muto scintillio a tutto il mondo: “E' nato Colui che è venuto a salvarvi! Venite ad adorarlo ed a conoscerlo come
vostro Salvatore!”
Ma, ingratitudine umana!
Fra tanti, solo tre Personaggi fecero attenzione e, senza badare ai
sacrifici, si misero in via per seguire la stella. E come una stella guidava nel cammino le loro persone, così le
mie preghiere, il mio amore, i miei sospiri, le mie grazie, che volevo far conoscere
il Celeste Bambino, l'aspettato di tutti i secoli, come tante stelle scendevano
nei loro cuori, illuminavano le loro menti, guidavano il loro interno, in modo
che si sentivano che, senza conoscerlo ancora, amavano Colui che cercavano ed
affrettavano il passo per raggiungere e vedere Colui che tanto amavano.
Figlia mia carissima, il mio Cuore di Madre gioiva per la
fedeltà, corrispondenza e sacrificio di questi Re Magi, per venire a conoscere
ed adorare mio Figlio. Ma non ti posso
nascondere un mio segreto dolore: fra
tanti, tre appena; e nella storia dei
secoli, quante volte non mi si ripete questo dolore ed ingratitudine
umana! Io e mio Figlio non facciamo
altro che far sorgere stelle, una più bella dell'altra, per chiamare, chi a
conoscere il suo Creatore, chi alla santità, chi a risorgere dal peccato; chi all'eroismo d'un sacrificio... Ma vuoi sapere tu quali sono queste stelle? Un incontro doloroso è una stella; una Verità che si conosce è una stella; un amore non corrisposto da altre creature è
una stella; un rovescio, una pena, un
disinganno, una fortuna inaspettata, sono tante stelle che fanno luce nelle
menti delle creature e che, carezzandole, vogliono far loro trovare il Celeste
Infante, che spasima d'amore e, intirizzito dal freddo, vuole un rifugio nei
loro cuori per farsi conoscere ed amare.
Ma, ahimè, io che Lo tengo nelle mie braccia, aspetto invano che le
stelle mi portino le creature per deporlo nei loro cuori e la mia maternità
viene ristretta, inceppata; e mentre
son Madre di Gesù, mi viene impedito di far da madre a tutti, perché non sono
intorno a me, non cercano Gesù; le
stelle si nascondono e loro restano nelle Gerusalemme del mondo, senza di
Gesù. Qual dolore, figlia mia, qual
dolore! Ci vuol corrispondenza,
fedeltà, sacrificio per seguire le stelle, e se sorge il sole della Divina
Volontà nell'anima, quale attenzione non si vuole! Altrimenti si resta nel buio dell'umano volere.
Ora, figlia mia, i santi Re Magi, come entrarono in
Gerusalemme, perdettero la stella, ma con tutto ciò non cessarono di cercare
Gesù. Ma come giunsero fuori della
città, la stella ricomparve e li condusse festosi nella grotta di
Betlemme. Io li ricevetti con amore di
Madre ed il caro Bambino li guardò con tanto amore e maestà, facendo trasparire
dalla sua piccola Umanità la sua Divinità, per cui, inchinatisi, si
inginocchiarono ai suoi piedi adorando e contemplando quella celeste Beltà, Lo
riconobbero per vero Dio e se ne stavano rapiti, estasiati, a goderselo, tanto
che il Celeste Bambino dovette ritirare la sua Divinità nella sua Umanità,
altrimenti sarebbero restati lì, senza potersi spostare dai suoi piedi
divini. Onde, come si riebbero dal
rapimento dove offrirono l'oro delle loro anime, l'incenso della loro credenza
ed adorazione, la mirra di tutto l'essere loro e di qualunque sacrificio avesse
voluto, aggiunsero l'offerta e i doni esterni, simbolo dei loro atti interni: oro, incenso e mirra. Ma il mio amore di Madre non era contento
ancora; volli dare nelle loro braccia
il dolce Bambino, ed oh, con quanto amore se Lo baciarono [e] se Lo strinsero
al loro petto! Sentivano in loro il
Paradiso anticipato. Con ciò mio Figlio
legava tutte le nazioni gentili alla conoscenza del vero Dio e metteva a tutti
in comune i beni della Redenzione, il ritorno della fede a tutti i popoli; si costituiva Re dei dominanti e, con le
armi del suo amore, delle sue pene e delle sue lacrime, imperando su tutto,
richiamava il Regno della sua Volontà sulla terra. Ed io, la tua Mamma, volli fare da prima apostola; li istruii, dissi loro la storia di mio
Figlio, il suo Amore ardente, raccomandai loro che Lo facessero conoscere a
tutti e, preso il primo posto di Madre e Regina di tutti gli Apostoli, li
benedissi, li feci benedire dal caro Bambino e, felici e con lacrime, ripartirono
per [le] loro regioni. Io non li
lasciai; con affetto materno li
accompagnai, e per contraccambiarli li facevo sentire Gesù nei loro cuori. Come erano contenti! Tu devi sapere che allora mi sento vera
Madre quando vedo che mio Figlio tiene il dominio, il possesso e forma la sua
perenne dimora nei cuori che Lo cercano ed
amano. […]
[…] Vennero i Santi
Magi a visitarmi, i quali fecero un po’ di rumore col cercarmi: questa ricerca di Me mise in timore Erode,
ed invece d’unirsi insieme per venire a trovarmi, Mi voleva tramare la vita per
uccidermi ed Io fui per necessità costretto ad esiliarmi. Simbolo della mia Divina Volontà: spesso spesso sembra che fanno rumore, che
la vogliono far conoscere col pubblicarla, macché? chi è preso da timore, chi teme di compromettersi, chi non si
sente di sacrificarsi, ora con un pretesto ed ora con un altro tutto finisce in
parole; e la mia Divina Volontà resta
esiliata da mezzo le creature…
In
“La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà” - Ventiquattresimo giorno
- la Madre SS. continua:
[…] Tu sai la
venuta dei Re Magi, i quali fecero rumore in Gerusalemme domandando del nuovo
Re. E l'empio Erode, per timore
d'essere rovesciato dal trono, ha già dato il mandato di uccidere il mio dolce
Gesù, la mia cara Vita, con tutti gli altri bambini.
Figlia mia, che dolore!
Colui che è venuto a dar la vita a tutti ed a portare nel mondo la nuova
era di pace, di felicità, di grazia, me lo vogliono uccidere! Che ingratitudine! Che perfidia! Ah, figlia
mia, dove giunge la cecità della volontà umana! Fino a rendersi feroce, a legare le mani allo stesso Creatore ed
a rendersene padrona di Colui che l'aveva creata. Perciò compatiscimi, figlia mia e cerca di quietare il pianto al
dolce Bambino. Egli piange per l'ingratitudine
umana, ché appena nato Lo vogliono morto e, per salvarlo, siamo costretti a
fuggire. Già il caro San Giuseppe è
stato avvisato dall'Angelo di partire presto per terra straniera. […]
Nel
Volume 3, il 6 Gennaio 1900, Luisa scrive:
Questa mattina ho fatto la Comunione ed essendomi trovata
insieme con Gesù, ci stava la Mamma Regina;
ed oh, maraviglia! Guardavo la
Madre e vedevo il Cuore di Lei trasmutato in Gesù Bambino; guardavo il Figlio e vedevo nel Cuore del
Bambino la Madre.
In questo mentre, mi son ricordata che oggi è l’Epifania, ed
io, ad esempio dei Santi Magi dovevo offrire qualche cosa al Bambino Gesù, ma
mi vedevo che non avevo niente che dargli.
Allora, vedendo la mia miseria, mi è venuto in pensiero di offrire per
mirra il mio corpo con tutte le sofferenze dei dodici anni che ero stata nel
letto pronta a soffrire e a starvi quant’altro tempo a Lui piacesse; per oro, la pena che sento quando mi priva
della sua presenza, che è la cosa più penosa e dolorosa per me; per incenso, le mie povere preghiere, unite
a quelle della Regina Mamma, acciocché fossero più accettevoli al Bambino
Gesù. Onde ne ho fatto l’offerta, con
tutta la confidenza che il Bambino avesse tutto accettato. Gesù pareva che con molto gusto accettasse
le mie povere offerte, ma quello che più gustava era la confidenza con cui
l’avevo offerte. Onde mi ha detto:
“La confidenza ha due braccia, con uno s’abbraccia alla mia
Umanità e della mia Umanità se ne serve come scala per salire alla mia
Divinità; coll’altro si abbraccia alla
Divinità ed a torrenti vi attinge le grazie celesti, sicché l’anima vi resta
tutta inondata nell’Essere Divino. Quando
l’anima è confidente, è certa d’ottenere ciò che domanda. Io mi faccio legare le braccia, le faccio
fare ciò che vuole, la fo’ penetrare fin dentro il mio Cuore e da se stessa
faccio prendere quello che Mi ha domandato.
Se ciò non facessi, Mi sentirei in uno stato di violenza”.
(Luisa) Trovandomi fuori di me stessa, mi pareva di vedere
quando i Santi Magi giunsero nella spelonca di Betlemme; appena giunti alla presenza del Bambino, si
compiacque di far rilucere esternamente i raggi della sua Divinità, comunicandosi
ai Magi in tre modi: con l’amore, con
la bellezza e con la potenza, in modo che restarono rapiti e sprofondati alla
presenza del Bambinello Gesù; tanto che
se il Signore non avesse ritirato un’altra volta internamente i raggi della sua
Divinità, sarebbero restati lì per sempre senza potersi più muovere. Onde, appena il Bambino ritirò la Divinità,
ritornarono in se stessi i Santi Magi, si scossero stupefatti nel vedere un
eccesso d’amore sì grande, perché in quella luce il Signore aveva loro fatto
capire il mistero dell’Incarnazione.
Indi si alzarono ed offrirono i doni alla Regina Madre, ed Essa parlò a
lungo con loro, ma non so dire tutto ciò che disse, solo ricordo che loro
inculcò forte, non solo la salvezza loro, ma che avessero a cuore la salvezza
dei loro popoli, non avendo timore neppure di esporre le loro vite per
ottenerne l’intento.
Dopo ciò mi son ritirata in me stessa e mi son trovata insieme
con Gesù, e Lui voleva che io Gli dicessi qualche cosa, ma io mi vedevo tanto
cattiva e confusa, che non ardivo dirgli niente; onde, vedendo che non dicevo nulla, Lui stesso ha ripreso a dire
sui Santi Magi, dicendomi:
“Con l’avermi comunicato in tre modi ai Magi, ottenni loro
tre effetti - perché mai Mi comunico alle anime inutilmente, ma sempre ricevono
qualche loro profitto! - Onde, comunicandomi
con l’amore ottennero il distacco da loro stessi, con la bellezza ottennero il
disprezzo delle cose terrene, e con la potenza restarono i loro cuori legati
tutti a Me ed ottennero prodezza di mettere il sangue e la vita per Me”.
Poi ha soggiunto: “E
tu che vuoi? Dimmi, Mi vuoi bene? Come Mi vorresti amare?” Ed io non sapendo che dire, accrescendo la
mia confusione ho detto: “Signore, non
vorrei altro che Voi e, se mi dite: ‘Mi
vuoi bene?’, non ho parole a saperlo manifestare, solo so dire che mi sento
questa passione: che nessuno mi possa
prevalere nell’amarvi e che io fossi la prima ad amarvi sopra a tutti e nessuno
mi potesse sorpassare; ma questo non mi
contenta ancora. Per essere contenta
vorrei amarvi col vostro medesimo amore e così potervi amare come Voi amate Voi
stesso. Ah, sì, allora solo
cesserebbero i miei timori sull’amarvi!”
E Gesù, contento, si può dire, dei miei spropositi, mi ha
stretto tanto a Sé, in modo che mi vedevo dentro e fuori trasmutata in Lui, e
mi ha comunicato parte del suo amore.
Dopo ciò mi son ritornata in me stessa, e mi pareva che per quanto amor
mi viene dato, per tanto posseggo il mio Bene;
e se poco L’amo poco Lo posseggo.
(Volume 4 - Gennaio 6, 1901)
Nel
Volume 6, il 6 Gennaio 1904, Gesù
spiega a Luisa il significato dell’offerta dei doni che i Magi hanno fatto a
Gesù:
[…] “Figlia mia,
essendo la razza umana tutta una famiglia, quando uno fa qualche opera buona e
Mi offre qualche cosa, tutta l’umana famiglia partecipa a quell’offerta e Mi è
presente come se tutti Me l’offrissero.
Come oggi i Magi, nell’offrirmi i loro doni, Io ebbi nelle loro persone
presente tutta l’umana generazione e tutti parteciparono al merito della loro
opera buona. La prima cosa che Mi
offrirono fu l’oro, ed Io in contraccambio diedi loro l’intelligenza e la conoscenza
della verità; ma sai tu qual è l’oro
che voglio adesso dalle anime? Non
l’oro materiale, no, ma l’oro spirituale, cioè l’oro della loro volontà, l’oro
degli affetti, dei desideri, dei propri gusti, l’oro di tutto l’interno
dell’uomo; questo è tutto l’oro che
l’anima tiene e lo voglio tutto per Me.
Ora, per darmi questo, all’anima riesce quasi difficile
darmelo senza sacrificarsi e mortificarsi, ed ecco la mirra, che qual filo
elettrico lega l’interno dell’uomo e lo rende più risplendente e gli dà la
tinta di variopinti colori, dandole all’anima tutte le specie di bellezze.
Ma questo non è tutto, ci vuole chi mantiene
sempre vivi i colori, la freschezza che quasi profumo e venticello spira
dall’interno dell’anima; ci vuole chi
offre e chi ottiene doni maggiori di quelli che dona, come pure ci vuole ancora
chi costringe a dimorare nel proprio interno Colui che riceve e Colui che dona
e tenerlo in continua conversazione ed in continuo commercio con lui; onde chi fa tutto questo? L’orazione, specie lo spirito d’orazione
interiore che sa convertire non solo le opere interne in oro, ma anche le opere
esterne: e questo è l’incenso”.
Maria
SS. completa il racconto sulla venuta dei Magi:
[…] Ora, figlia mia, un'altra sorpresa: una stella nuova splende sotto la volta del cielo e con la sua
luce va cercando adoratori per condurli a riconoscere ed adorare il Bambino Gesù. Tre personaggi, l'uno lontano dall'altro, ne
restano colpiti ed investiti da Luce superna seguono la stella, la quale li
conduce nella grotta di Betlemme ai piedi del Bambino Gesù. Ma quale non fu la meraviglia di questi Re
Magi, nel riconoscere in quell'Infante Divino il Re del Cielo e della terra,
Colui che veniva ad amare ed a salvare tutti?
Perché nell'atto che i Magi Lo adoravano, rapiti da quella celeste
beltà, il nato Bambino fece trasparire fuori dalla sua piccola Umanità la sua
Divinità, e la grotta si cambiò in Paradiso, tanto che non sapevano più
distaccarsi dai piedi dell'Infante Divino se non quando ebbe ritirata di nuovo
nella sua Umanità la Luce della Divinità.
Ed io, mettendo in esercizio l'ufficio di Madre, parlai a lungo della
discesa del Verbo e li fortificai nella fede, speranza e carità, simbolo dei
loro doni offerti a Gesù; e pieni di
gioia si ritirarono nelle loro regioni, per essere i primi propagatori. […]
(“La Vergine Maria nel Regno della
Divina Volontà” - Ventitreesimo giorno)
<< Gesù nacque a
Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode.
Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo
venuti per adorarlo”. All’udire queste parole,
il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi
del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.
Allora Erode, chiamati
segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era
apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del Bambino e, quando
l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”.
Udite le parole del re, essi
partirono. Ed ecco la stella, che
avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il
luogo dove si trovava il Bambino. Al vedere
la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il
Bambino con Maria sua Madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono
in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti
poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al
loro paese >>.
(dal Vangelo di Matteo, 2,1-12)
(dal Vangelo di Matteo, 2,1-12)